mercoledì 26 settembre 2007

SUL PALATINO


Non avevo mai visto le rovine del Palatino a Roma.In un settembre caldo e luminoso ho passato qualche ora tra i soliti muri di mattoni rovinati, pochi resti di pavimentzioni, e turisti,tanti,e nessuno italiano,nessuno.
Irritato per una Villa di Livia (che tanto avrei voluto vedere) chiusa per restauri stavo per andare via quando ho incrociato il Museo del Palatino.
Ed e' stato varcare un'altra delle soglie di cui sto scrivendo.
L'antichita' mi ha sempre affascinato e credo di conoscerla abbastanza da non considerarmi un ingenuo davanti a certe manifestazioni culturali,ma il piccolo museo mi ha lasciato senza parole.
Pochi oggetti ma non uno apparteneva a quella categoria davanti a cui si passa velocemente in un qualsiasi museo travolti da troppe cose.
Eppure le lastre di terracotta del tempio di Apollo ,arcaiche, coloratissime, mi hanno lasciato senza fiato.
Porpora violetto e un azzurro cupo e brillante,niente altro oltre la terracotta grezza.Eppure il tempo si e' spalancato in una frattura stranissima: tripodi,meduse,apollo e le korai tutto secondo uno dei livelli piu' raffinati ed eleganti che abbia mai visto nei musei di mezzo mondo;tutto terribilmente "classico"...eppure, eppure una idea mi attraversa fulminea: non c'e' spazio tra questo e le opere del piu' puro liberty.Un attimo e la storia dell'arte ,il tempo, fanno un salto incredibile senza perdere legami, senza vuoti.
Il tempo , successione di attimi legati indissolubilmente tra di loro, puo' dunque estendersi e contrarsi eliminando alcune sue parti senza che la nostra coscienza se ne renda conto?
Puo' la nostra coscienza ,posta di fronte a una qualche evidenza che superi il concetto di tempo, ignorare una parte di se'?

Come e' possibile che la mia conoscenza della storia e del tempo abbia accettato, anche solo per un attimo, che tutto quello che c'e' tra Augusto,quelle lastre di terracotta e la Belle Epoque, non sia esistito?
Puo' l'arte cosi' facilmente fare a meno dello scorrere del tempo?

martedì 18 settembre 2007

LA GRANDE PIRAMIDE


Circa trentotto anni fa feci il mio primo viaggio in Egitto.L'Egitto classico, quello dei faraoni, del museo del Cairo, della valle dei re...incredibilmente non volli portarmi dietro la macchina fotografica: e' l'unico dei miei viaggi che non e' documentato.Molte volte mi sono chiesto il perche'.
L'episodio che voglio registrare qui mi e' venuto in mente oggi, leggendo uno stupido libro sulla Maledizione del Faraone.Non ci ho mai creduto troppo a queste cose ma quello che provai nella Grande Piramide di Giza fu qualcosa di inquietante...anche se allora ero solo un ingenuo giovane intellettualoide in giro per il mondo.
L'arrivo alla Piramide l'ho sempre considerato uno dei momenti piu' emozionanti della mia vita : avevo preso un autobus ,un normale autobus extraurbano pieno di gente (viaggiavo con pochi soldi ,come ancora faccio ora).L'Egitto di quaranta anni fa era un posto turistico, ma non riesco a ricordare le masse di turisti che vedo oggi a Roma o per le strade di un piccolo scoglio come Capri.Inoltre il Cairo non arrivava ancora ai piedi delle piramidi.La citta' appariva lontana , separata da un pezzo di sabbia giallastra.
L'ultima volta che ci sono tornato, qualche anno fa,vedevo la base della grande piramide dalla finestra del mio albergo di terza categoria...e ci si poteva arrivare in pochi minuti attraversando la strada.Una tristezza infinita.
Allora l'autobus faceva un giro interminabile attraverso la periferia, quasi al confine di campi coltivati e grandi distese di immondizia abbandonata. A un tratto si fermava e tutti si precipitavano fuori:capolinea.
Lo feci anche io.Ma appena misi il piede sul primo gradino per uscire,mi vidi davanti un enorme muro di pietra.Alzai lo sguardo per vedere dove fossi arrivato, ma lo sguardo saliva sempre piu' in alto e il muro sembrava non avere fine.Ricordo che per qualche secondo non i resi conto che ero proprio davanti alla piramide.L'impressione di montagna senza una cima fu soffocante.
La visita continuo' secondo il copione piu' classico.
Quando pero' entrai nella piramide mi ritrovai inspettatamente solo.Non un turista, non una guida, non un custode. Solo la luce giallastra che illuminava il grande corridoio.
Arrivato nella stanza funeraria ,senza fiato per la salita,l'aria calda e umida mi prese alla gola, girai lungo le mura, sfiorai il sarcofago rotto in un angolo .Cercavo di registrare le mie impressioni, ma ricordo ancora esattamente la sensazione di vuoto mentale che mi aveva colto.
Come quando un fatto improvviso, anche se atteso, sembra porci al di fuori di noi stessi. Ci vediamo agire, parlare, rispondere,;l'angoscia ci attanaglia,la paura ci tronca le parole, ma siamo estranei a quello che sta succedendo.Come se fossimo al di fuori di noi stessi. e in fondo non ce ne importasse niente.
Resomi conto di essere solo scrissi con una matita il mio nome su una delle pareti.Ce ne erano molti di nomi intorno e l'idea di lasciare un segno su quelle pietre ,quasi a partecipare della loro eternita' mi intrigava...
E chi non e' mai stato trascinato in una sciocchezza simile?
In me ,ricordo, c'era pero' una consapevolezza diversa. Non approvavo le scritte sui monumenti, ma lasciare il mio nome nella camera funeraria della Grande Piramide, mi sembrava quasi un atto di omaggio a quel passato che tanto mi affascinava.Non pensavo certo che qualcuno lo avrebbe letto.
La Piramide rimaneva vuota.
Uscii.Ero arrivato davanti all'apertura e il sole mi stava gia' facendo chiudere gli occhi quando un improvviso, inaspettato senso di angoscia mi cadde addosso.
Era un senso di paura incontrollabile :seppi che se fossi uscito al sole il mio nome sarebbe stato letto da qualcuno che percepivo ora riempire quello spazio alle mie spalle.
Mi fermai a ragionare: avevo scritto solo,banalmente, il mio nome;un custode non mi avrebbe fermato chiedendomi il passapporto per un controllo.... ma sapevo che era quello che mi avrebbe fatto trovare da qualcun altro.(Ignoravo allora cosa fosse il REN nell'Egitto antico)
Avevo fatto qualcosa di sbagliato,meglio di pericoloso, e mi si dava la possibilita' di rimediare.Non c'erano telecamere allora,non c'erano custodi,era qualcos'altro. Non credo alle entita' fuori di noi, ma il senso di angoscia era improvviso e soffocante.
Per qualche minuto andai avanti e indietro non riuscendo a decidere se riaffrontare la stancante risalita della Grande Galleria.
Poi ,vedendo che restavo ancora, inspiegabilmente ,solo, risalii.
Cercai di cancellare con la mano quelle lettere scritte a matita, ma non ci riuscii.
Allora mi chinai e ci passai sopra la lingua.Avevo la bocca asciutta, il fiato corto.
Il nome si cancello' e quel senso di angoscia spari' di botto.Uscii sollevato ,come dopo un esame andato bene.
Ero stato sulla soglia di un Mondo Nuovo?