giovedì 29 novembre 2007

DOMANDA:MA FA FREDDO DAVVERO?


Camminavo per la citta' semideserta ,fatto segno degli sguardi sbalorditi degli occupanti le macchine che sfrecciavano sulla strada coperta di neve.Qui quasi nessuno cammina a piedi d'inverno.
Trentasei gradi sotto zero, un cielo azzurrissimo e un sole sfolgorante.Fortunatamente il vento era quasi caduto e si riusciva a respirare.
Attraversavo un piccolo parco deserto. Gli alberi spuntavano dalla neve senza orme.In alto qualche raro branco di oche ritardatarie fuggiva verso il sud in un'ampia V vibrante di ali.In pieno centro non c'era un rumore,anche le macchine sembravano correre in punta di piedi, come i ballerini dell'Opera di Pechino....
Non si puo' dire che sembrava di essere ai tropici: ogni sorso d'aria entrava dritto fino allo stomaco e lo paralizzava per un secondo.Ma in fondo non faceva freddo: canottiera di cotone, camicia di flanella, pullover e piumino, aggiungiamo guanti e un cappello imbottito con la pelliccia di un povero coniglio...qui (nel paese della Hudson Bay Company, dei cacciatori di pellicce e di tutta la nostra letteratura ottocentesca di scambi con gli indiani e castori sulle dighe, e orsi e visoni selvaggi e Zanna Bianca e la prima pepita di paperon de' Paperoni e il Klondyke e la caccia alle foche)) e' raro vedere altre pellicce e anche i conigli sono considerati con fin troppo rispetto...pochi li mangiano (ai supermercati sono introvabili) indossarli e' quasi sinonimo di barbarie...ma si sa, la vecchia Europa e' luogo di vizi innominabili.
ah, dimenticavo un pantalone di cotone imbottito di flanella, scarponi e calzettoni di lana.
Ero fermo al solito semaforo desolatamente aspettando l'arrivo del verde o almeno di una macchina che mi passasse davanti (qui tutti si fermano per minuti interi davanti a una strada desolatamente vuota a perdita d'occhio, anche nella tempesta piu' siberiana immaginabile,in attesa del verde del semaforo....)
Ero in attesa anch'io, cercando disperatamente di trattenere la mia indole europea, per non parlare di quella napoletana che, dopo avermi dato subito del cretino, si era rintanata probabilmente nei calzini,quando una signora mi si e' affiancata. Trent'anni, carina.Un paltoncino striminzito e da piccola fiammiferaia,ma certamente non economico: il cappuccio alzato.pantaloni e guanti. Tremava dal freddo e imperturbabile aspettava che una macchina passando giustificasse quell'attesa nella tempesta di freddo.
Batteva i piedi poverina.
Poco dopo ,finalmente attraversata la strada sempre desolatamente deserta, un ragazzo incrocia il mio lento zigzagare sulla neve del marciapiede per evitare di scivolare di botto (difficilissima impresa per chi e' abituato agli scalini di Capri: meno per chi sopravvive ai vicoli di Napoli).
Pantaloni di cotone,scarpe da ginnastica, una felpa sottile verde aperta su una t-shirt di cotone bianco.
Tutto il resto di un uniforme viola melanzana (faccia, mani,collo) per il freddo.
Il poverino camminava stringendosi le braccia al petto, ma ben guardandosi dal chiudere la felpa o tirarsi su il cappuccio....
Alquanto perplesso, e credendo di avere incrociato un povero vagabondo destinato a morire in quella stessa notte sotto un ponte ,entro in un centro commerciale.Travolto da un'ondata di calore subsahariano e da una marea di effluvi di grasso e di fritto dalle decine di shop mangiarecci, avanzo barcollando ,togliendo qualche indumento, aprendo, arieggiando mano a mano che mi avvicino alla scala mobile.
E proprio li' rivedo la signora del semaforo. Desisamente ben pettinata, due bei gioielli, costosi e poco appariscenti,una borsa firmata (vera, qui non si concepisce il "falso da bancarella"), nessuna scia di profumo (e' consderato socialmente pericoloso indossare un profumo in luogo pubblico...e se si incrocia qualcuno che e' allergico? Nei teatri all'ingresso vi invitano a non mettervene addosso...a meno che non sia "organic"!! Lo sara' lo Chanel n.5?)
Insomma una signora bene.ma...ma con solo un mini top che le copriva a stento il seno....
Domanda: ma fa freddo davvero in questo mondo nuovo , o questi canadesi che non fanno altro che lamentarsi del freddo polare di queste regioni, sono solo degli scemi che vanno in giro come in piena estate o quasi e credono che basti una felpina per resistere a 36 sotto zero?

lunedì 26 novembre 2007

LA CASA DEI TRE PORCELLINI



I mondi nuovi a volte si nascondono anche dietro un parato a fiori nelle piccole case della prateria.
Stavo lavorando con furia per non sentire i meno trentasei gradi di puro gelo che invadevano la stanza .A tratti uno sbuffo di neve riusciva a superare la fragile barriera di legno che chiudeva una finestra appena divelta e non ancora sostituita.Il riscaldamento rotto, il vento nel vero senso polare facevano il resto.Ero alle prese con un muro ,se si possono chiamare cosi. questi sottili tramezzi di legnetti inchiodati con dei chiodi che fanno impallidire quelli del Golgota.Una carta rosa antico a piccoli mazzetti di margherite bianche dava un aspetto civettuolo e tutto anni quaranta alla scena.Fuori un sole pallido nel cielo azzurro riverberava su un gruppo di nuvole grigiastre riflettendosi in un arcobaleno circolare e tripicandosi come in un film di fantascienza.
Tolto il parato compaiono le sottili tavolette di cedro rosso.La stanza si riempie di un profumo orientale, esotico, stranamente fuori luogo con la neve che si vede oltre la finestra.
La sbarra di ferro comincia a rompere impietosamente: bisogna mettere, nello spazio tra le due sottili intercapedini, un isolante dal verde spento, fatto bruciando a una temperatura assurda una roccia locale. A quella temperatura la roccia fonde e se ne ricava una specie di zucchero filato (quello che oggi si vende solo nelle buste di plastica, ma che ancora ha tutta l'appiccicosita' della mia infanzia) che, compresso in soffici matasse impedira' all'aria fredda di entrare nel sottile guscio di legno profumato.
La casa risale agli anni venti, probabilmente una piccola fattoria perduta nella prateria: i coloni li immaginiamo sempre come qualcosa dell'ottocento, mentre invece appartengono al nostro secolo, come la Bella Otero, la sagra della primavera,Picasso e Coco Chanel.
Negli anni sessanta la piccola fattoria era stata trasportata nella cittadina lungo la ferrovia :nuove finestra aperte,un riscaldamento rozzo ma efficace messo in opera, senza tanto badare alla struttura portante ,minata in vari punti.
Qualche muro era stato rifatto, qualcuno no. ma forse era una casa per le vacanze, perche' l'isolamento termico non era stato preso in considerazione.....
Ed eccolo il vecchio isoalmento, fare capolino tra le assi spaccate ai miei piedi.
Un miscuglio di fieno ancora profumato, penne di uccelli,giornali arrotolati,qualche sacco per la farina.
Poi, un foglio di libro,non piegato, svolazza sul pavimento.
ultima edizione:1929, e una poesia su un uccello che cerca il nido.
Capisco poco dell'inglese poetico e fa troppo freddo per fare il romantico.
La casa di carta e paglia, come quelle dei tre porcellini,mi aveva dato il suo messaggio.Lo richiudo tra i muri per ora ,tra lo zucchero filato che sa di roccia .per oggi basta, il sole sta scendendo sulla prateria coperta di neve.

sabato 10 novembre 2007

WONDERLAND


Strano paese questa citta' persa nella prateria canadese. A stento centottantamila abitanti ma sparsi su una superficie piu' grande di quella del solo comune di Napoli.
Il piu' grande parco urbano del mondo ,il lago letteralmente "scavato" piu' grande, il ponte piu' lungo sul corso d'acqua piu' corto, 1|6 della popolazione di tutta la provincia (grande tre volte l'Italia),una temperatura che d'inverno arriva ai meno 45 e strade assolutamente vuote di pedoni, anche nelle ore di punta...ci si saluta ,come nei nostri paesi, quando si incrocia qualche altro temerario che non usa la macchina.
Le case sono di legno, come quelle dei libri sul nord America, e anche quelle brutte e abbandonate ai nostri occhi hanno il fascino dell'esotico.
Alberi e parcheggi non si contano....ma i negozi sono pochi e tutti disperatamente aggrappati alle decine di enormi centri commerciali che sorgono alla periferia ; nel centro si va solo per uffici o a visitare quei pochi sfortunati che ci vivono in preda all'inquinamento...( la provincia e' al primo posto al mondo per la pulizia dell'aria e pur producendo la maggiore quantita' al mondo di uranio ,si e' rifiutata di avere centrali nucleari sul proprio territorio....).
Quando i quartieri residenziali finiscono e gli alberi si fanno radi nella pianura, compaiono molti edifici, che a prima vista sembrano scatoloni abbandonati...e alcuni lo sono...alcuni sono in mattoni, dei primi del secolo,altri in cemento, altri in un miscuglio di legno, pietra, plastica e alluminio non facilmente definibile come architettura umana, quanto piuttosto come casuale agglomerato di materiali.
Niente finestre, solo una porta che si scopre a volte dopo avere girato intorno all'edificio piu' di una volta. Un grande parcheggio e' l'unico segno che la identifica.
L'aspetto generale e' povero ,quando non addirittura deprimente.
Eppure molti di questi posti sono dei mondi affascinanti che letteralmente ci inghiottono solo se si varca quella soglia ,solo se non si vanno a cercare le luci e la folla (si fa per dire) dei centri commerciali.
Ne ho incontrato uno ,per caso, e non riuscivo piu' ad uscirne.Mondi assolutamente nuovi, ma fatti delle parti piu' scintillanti di quelli che conosciamo.
La caverna e' immensa: dalla soglia non si distingue dove finisca, in tutte le direzioni.L'unica misura certa e' quella che ancora ci separa dalla misera porta alle nostre spalle.
Davanti si aprono almeno 10 stretti corridoi ,a ventaglio, intersecati da decine di altri.Sembra di essere sull'orlo di una immensa ragnatela oscura.
Scaffali di legno, rozzi per lo piu' si alzano verso il cielo in una improbabile sfida alle leggi dell'equilibrio.
E da essi trabocca, si diffonde, si gonfia letteralmente di tutto.
Uno dei corridoi non ha che decine e decine di scaffali di matassine di ogni colore immaginabile, prima il cotone, poi la lana, poi la seta, poi il lino....le vie trasversali portano a foreste di aghi e montagne di bottoni...divisi per colore, per forma, per materiale : altre portano a ricami gia' fatti ad applicazioni di piume, di coralli , di madreperle...interi settori traboccano di uccelli, di farfalle di legno, di carta, di stoffa: e poi ci aprono le vie delle tempere, degli oli, delle matite e delle carte.Tutto diviso per colore ,un colore che trabocca, esplode dappertutto...
E poi i fiori, di carta, di seta, di plastica..dalle piu' orrende riproduzioni a impalpabili costruzioni uscite da un dipinto giapponese : e ancora i vetri, bicchieri e piatti, vasi e statue e collane e orecchini :e ancora le ceramiche, gli ottoni ci travolgono in questa caverna di Ali' Baba' dei poveri.
E quando credevamo di avere visto ormai di tutto, compaiono le decorazioni di natale da comprare in pieno agosto, le maschere di carnevale, o quei lampioncini cinesi che avremmo sempre voluto ma che non siamo mai riusciti a trovare da nessuna parte...
E poi le fontane di plastica, le statue romane ,i cesti di vimini, le piante di orchidea ,vere ma che sembrano talmente finte che si e' costretti a toccarle per saperlo, e le spezie indiane, i dolcetti messicani, i braccialetti africani....
Ma forse il posto piu' sbalorditivo e' un breve corridoio, fatto di soli 10, 12 scaffali...dove sono esposte le piume. Di fagiano (quelle lunghe due metri che abbiamo visto solo negli spettacoli dell'opera di Pechino e che costano 5 dollari l'una) ,delle di struzzo di tutti i colori e dimensioni, quelle di aquila, di tacchino...ma anche centinaia di altre piume, forse di banali galline, ma colorate cone un dipinto medioevale, con colori intensi, brillanti, e divise in ordinati pacchetti per dimensioni e sfumature.
Piume di colibri' scintillanti alla poca luce dei neon ,e buste immense di ogni tipo di piumino d'oca per il piu' casareccio dei fai da te.E le statuette di Budda di ogni materiale, e le palline di vetro, di carta ,di stoffa, di metallo :e le lampadine e le creme per le mani ,per la faccia, per i piedi :e le cornici e gli attrezzi per la cucina...
E si gira, si gira senza fine spalancando la bocca sempre di piu' per la meraviglia delle cose accumulate, per la loro terrificante banalita' o per la loro stranezza.Oggetti che ci siamo sempre chiesto dove poter comprare o chi avesse il coraggio di comprarli...ma stipati ,accumulati, in una travolgente valanga barocca.

Uscire da una di queste caverne ci fa vedere il mondo vuoto e banale, pur nell'azzurro scintillante del cielo delle grandi praterie.