sabato 10 novembre 2007

WONDERLAND


Strano paese questa citta' persa nella prateria canadese. A stento centottantamila abitanti ma sparsi su una superficie piu' grande di quella del solo comune di Napoli.
Il piu' grande parco urbano del mondo ,il lago letteralmente "scavato" piu' grande, il ponte piu' lungo sul corso d'acqua piu' corto, 1|6 della popolazione di tutta la provincia (grande tre volte l'Italia),una temperatura che d'inverno arriva ai meno 45 e strade assolutamente vuote di pedoni, anche nelle ore di punta...ci si saluta ,come nei nostri paesi, quando si incrocia qualche altro temerario che non usa la macchina.
Le case sono di legno, come quelle dei libri sul nord America, e anche quelle brutte e abbandonate ai nostri occhi hanno il fascino dell'esotico.
Alberi e parcheggi non si contano....ma i negozi sono pochi e tutti disperatamente aggrappati alle decine di enormi centri commerciali che sorgono alla periferia ; nel centro si va solo per uffici o a visitare quei pochi sfortunati che ci vivono in preda all'inquinamento...( la provincia e' al primo posto al mondo per la pulizia dell'aria e pur producendo la maggiore quantita' al mondo di uranio ,si e' rifiutata di avere centrali nucleari sul proprio territorio....).
Quando i quartieri residenziali finiscono e gli alberi si fanno radi nella pianura, compaiono molti edifici, che a prima vista sembrano scatoloni abbandonati...e alcuni lo sono...alcuni sono in mattoni, dei primi del secolo,altri in cemento, altri in un miscuglio di legno, pietra, plastica e alluminio non facilmente definibile come architettura umana, quanto piuttosto come casuale agglomerato di materiali.
Niente finestre, solo una porta che si scopre a volte dopo avere girato intorno all'edificio piu' di una volta. Un grande parcheggio e' l'unico segno che la identifica.
L'aspetto generale e' povero ,quando non addirittura deprimente.
Eppure molti di questi posti sono dei mondi affascinanti che letteralmente ci inghiottono solo se si varca quella soglia ,solo se non si vanno a cercare le luci e la folla (si fa per dire) dei centri commerciali.
Ne ho incontrato uno ,per caso, e non riuscivo piu' ad uscirne.Mondi assolutamente nuovi, ma fatti delle parti piu' scintillanti di quelli che conosciamo.
La caverna e' immensa: dalla soglia non si distingue dove finisca, in tutte le direzioni.L'unica misura certa e' quella che ancora ci separa dalla misera porta alle nostre spalle.
Davanti si aprono almeno 10 stretti corridoi ,a ventaglio, intersecati da decine di altri.Sembra di essere sull'orlo di una immensa ragnatela oscura.
Scaffali di legno, rozzi per lo piu' si alzano verso il cielo in una improbabile sfida alle leggi dell'equilibrio.
E da essi trabocca, si diffonde, si gonfia letteralmente di tutto.
Uno dei corridoi non ha che decine e decine di scaffali di matassine di ogni colore immaginabile, prima il cotone, poi la lana, poi la seta, poi il lino....le vie trasversali portano a foreste di aghi e montagne di bottoni...divisi per colore, per forma, per materiale : altre portano a ricami gia' fatti ad applicazioni di piume, di coralli , di madreperle...interi settori traboccano di uccelli, di farfalle di legno, di carta, di stoffa: e poi ci aprono le vie delle tempere, degli oli, delle matite e delle carte.Tutto diviso per colore ,un colore che trabocca, esplode dappertutto...
E poi i fiori, di carta, di seta, di plastica..dalle piu' orrende riproduzioni a impalpabili costruzioni uscite da un dipinto giapponese : e ancora i vetri, bicchieri e piatti, vasi e statue e collane e orecchini :e ancora le ceramiche, gli ottoni ci travolgono in questa caverna di Ali' Baba' dei poveri.
E quando credevamo di avere visto ormai di tutto, compaiono le decorazioni di natale da comprare in pieno agosto, le maschere di carnevale, o quei lampioncini cinesi che avremmo sempre voluto ma che non siamo mai riusciti a trovare da nessuna parte...
E poi le fontane di plastica, le statue romane ,i cesti di vimini, le piante di orchidea ,vere ma che sembrano talmente finte che si e' costretti a toccarle per saperlo, e le spezie indiane, i dolcetti messicani, i braccialetti africani....
Ma forse il posto piu' sbalorditivo e' un breve corridoio, fatto di soli 10, 12 scaffali...dove sono esposte le piume. Di fagiano (quelle lunghe due metri che abbiamo visto solo negli spettacoli dell'opera di Pechino e che costano 5 dollari l'una) ,delle di struzzo di tutti i colori e dimensioni, quelle di aquila, di tacchino...ma anche centinaia di altre piume, forse di banali galline, ma colorate cone un dipinto medioevale, con colori intensi, brillanti, e divise in ordinati pacchetti per dimensioni e sfumature.
Piume di colibri' scintillanti alla poca luce dei neon ,e buste immense di ogni tipo di piumino d'oca per il piu' casareccio dei fai da te.E le statuette di Budda di ogni materiale, e le palline di vetro, di carta ,di stoffa, di metallo :e le lampadine e le creme per le mani ,per la faccia, per i piedi :e le cornici e gli attrezzi per la cucina...
E si gira, si gira senza fine spalancando la bocca sempre di piu' per la meraviglia delle cose accumulate, per la loro terrificante banalita' o per la loro stranezza.Oggetti che ci siamo sempre chiesto dove poter comprare o chi avesse il coraggio di comprarli...ma stipati ,accumulati, in una travolgente valanga barocca.

Uscire da una di queste caverne ci fa vedere il mondo vuoto e banale, pur nell'azzurro scintillante del cielo delle grandi praterie.