giovedì 12 luglio 2007

CITAZIONE



Foster- Passaggio in India

..."La vita non ci da' mai le cose giuste al momento che ci sembra piu' opportuno.Le avventure arrivano ma spesso troppo tardi...."

lunedì 9 luglio 2007

L'APPARIZIONE DEL DIO


..."Quando non c'e' ancora la luce divina,ma non e' piu' tutto scuro,
e un lieve chiarore percorre la notte
(gli uomini appena svegli lo chiamano crepuscolo)
allora, distrutti dalla fatica, entrarono nel porto dell'isola,
deserto, e sbarcarono a terra.
E ad essi apparve, improvviso, il figlio di Latona che,
dalla Licia, andava lontano,
verso l'infinita moltitudine degli Iperborei.
Mentre avanzava, s'agitavano sulle sue guance,
come grappoli d'uva, i riccioli dorati ;nella sinistra
portava l'arco d'argento e sulle spalle pendeva la faretra.
Tutta l'isola ,silenziosa, si scuoteva sotto i suoi piedi
e le onde inondavano il suolo.
Alla sua vista quegli eroi furono presi da sgomento e da stupore; nessuno
osava guardare di fronte,negli occhi belli del dio.
Stavano fermi, col capo chino a terra
e Apollo passo'
verso il mare, lontano nell'aria...."

La prima volta che lessi questo brano fu qualche anno dopo aver lasciato il liceo. Apollonio Rodio (terzo secolo avanti Cristo...mi sembra di ricordare) mi aveva sempre intrigato con le sue storie piene di fatti e di personaggi, ma non lo avevo mai letto.Anche allora veniva considerato un autore della decadenza e quindi trascurabile anche in un liceo classico di vecchio stampo.Lessi le Argonautiche quando un amico curo' il commento a una nuova traduzione in formato economico.
Era il tempo in cui leggevo nelle biblioteche , o rubavo i libri nelle librerie...in attesa di guadagnare qualcosa con quella benedetta inutile laurea che avevo preso.
L'apparizione di Apollo, all'alba, che lascia sgomenti gli argonauti mi lascio' senza fiato.La terra che trema, le onde del mare che per qualche istante la ricoprono, il dio che passa senza degnare di uno sguardo quei guerrieri spaventati.Altro che divinita' morenti con gli occhi al cielo, sempre come in un quadro di Guido Reni! Ma nemmeno i cieli che si aprono ,trombe, lampi di luce sfolgorante, angeli con frecce d'oro che sorridendo ironici trafiggono povere monachelle in preda ad attacchi di isteria sessuale....No...solo dei riccioli biondi e un arco d'argento nella luce incerta dell'alba.
Nessun contatto, nessuno sguardo negli "occhi belli del dio". L'indifferenza della divinita', la sua grandezza e il mondo che trema sotto i suoi piedi:solo stupore.
Come davanti alle cose belle.

domenica 1 luglio 2007

THE WORLD I HAVE SEEN


Potrei dire di avere viaggiato molto : attraversai l'Europa quando ancora si usva l'autostop e si poteva dormire nei giardini pubblici di Budapest o nei sottopassaggi di Vienna.Poi venne il periodo del medio oriente con i bagni nel Nilo , la visita alla valle dei re su un asino, i deserti della Siria attraversati su un autobus locale, le prime dune ai piedi dell'Atlante, Petra sotto la luna quando c'era solo un piccolo albergo affollato di studenti di mezzo mondo con gli zaini, e poi il Sinai attraversato con una carovana di cammelli,Saana , e piu' in la' il passo Kyber e le pianure dell'Afganistan, come in un libro di Kipling.
E l'India in autobus, con le gabbie di polli sotto i piedi, il Mekong su una giunca, e Singapore e Hong kong con la mia prima macchina fotografica decente.A Saigon e in Cina da poco aperte ai turisti, e Angkor Vat con l'esercito che mi scortava con i fucili.Poi vennero le desolazioni della Mongolia, le steppe dell'Asia centrale, Mosca e San Pietroburgo sotto la neve anche se era gia' Pasqua.E Ceylon e l'Indonesia quando non ci si faceva il viaggio di nozze. E il treno piu' veloce del mondo, quando c'era solo in Giappone, e le Hawaii e Meroe, il Nilo bianco e il Nilo Azzurro,Karthoum e le valli dell'Etiopia.
Poi vennero le Americhe, in macchina attraverso gli Stati Uniti, autobus in Messico, a piedi sulle Ande, all'isola di Pasqua.
Eppure di tutti questi luoghi attraversati solo alcuni restano fissi nella memoria profonda, quella memoria che trattiene porte aperte per un istante, passaggi verso la consapevolezza di un senso diverso della vita: la bellezza di una piazza rossa totalmente vuota, a Mosca, di notte e sotto la neve ;l'improvvisa, sbalorditiva angosciosa apparizione oltre la porta dell'affollatissimo autobus locale della grande piramide; il vecchio ponte di Galata al tramonto o la Central Station di New York avvolta da una tormenta improvvisa di neve,un tramonto tra le Piramidi di Meroe,i grilli nei giardini del Taj Mahal.
Eppure ci fu un momento in cui una di quelle porte resto' aperta per interminabili minuti quando potei guardare un mondo nuovo con occhi nuovi.Occhi pieni di orgoglio ,semplicemente di appartenere a questa razza umana e di essere li', solo a sentire la sua musica.
Era nel deserto tra l'Egitto e la Libia, quello che chiamano il Grande Mare di Sabbia. Piu' avanti sarei arrivato all'oasi di Siwa sulle tracce di Alessandro e dell'armata perduta di Cambise.
Il sole scendeva su un'infinita distesa di dune arancione.
Per tutto il tempo di un tramonto: nelle orecchie il Requiem di Mozart.