domenica 1 luglio 2007

THE WORLD I HAVE SEEN


Potrei dire di avere viaggiato molto : attraversai l'Europa quando ancora si usva l'autostop e si poteva dormire nei giardini pubblici di Budapest o nei sottopassaggi di Vienna.Poi venne il periodo del medio oriente con i bagni nel Nilo , la visita alla valle dei re su un asino, i deserti della Siria attraversati su un autobus locale, le prime dune ai piedi dell'Atlante, Petra sotto la luna quando c'era solo un piccolo albergo affollato di studenti di mezzo mondo con gli zaini, e poi il Sinai attraversato con una carovana di cammelli,Saana , e piu' in la' il passo Kyber e le pianure dell'Afganistan, come in un libro di Kipling.
E l'India in autobus, con le gabbie di polli sotto i piedi, il Mekong su una giunca, e Singapore e Hong kong con la mia prima macchina fotografica decente.A Saigon e in Cina da poco aperte ai turisti, e Angkor Vat con l'esercito che mi scortava con i fucili.Poi vennero le desolazioni della Mongolia, le steppe dell'Asia centrale, Mosca e San Pietroburgo sotto la neve anche se era gia' Pasqua.E Ceylon e l'Indonesia quando non ci si faceva il viaggio di nozze. E il treno piu' veloce del mondo, quando c'era solo in Giappone, e le Hawaii e Meroe, il Nilo bianco e il Nilo Azzurro,Karthoum e le valli dell'Etiopia.
Poi vennero le Americhe, in macchina attraverso gli Stati Uniti, autobus in Messico, a piedi sulle Ande, all'isola di Pasqua.
Eppure di tutti questi luoghi attraversati solo alcuni restano fissi nella memoria profonda, quella memoria che trattiene porte aperte per un istante, passaggi verso la consapevolezza di un senso diverso della vita: la bellezza di una piazza rossa totalmente vuota, a Mosca, di notte e sotto la neve ;l'improvvisa, sbalorditiva angosciosa apparizione oltre la porta dell'affollatissimo autobus locale della grande piramide; il vecchio ponte di Galata al tramonto o la Central Station di New York avvolta da una tormenta improvvisa di neve,un tramonto tra le Piramidi di Meroe,i grilli nei giardini del Taj Mahal.
Eppure ci fu un momento in cui una di quelle porte resto' aperta per interminabili minuti quando potei guardare un mondo nuovo con occhi nuovi.Occhi pieni di orgoglio ,semplicemente di appartenere a questa razza umana e di essere li', solo a sentire la sua musica.
Era nel deserto tra l'Egitto e la Libia, quello che chiamano il Grande Mare di Sabbia. Piu' avanti sarei arrivato all'oasi di Siwa sulle tracce di Alessandro e dell'armata perduta di Cambise.
Il sole scendeva su un'infinita distesa di dune arancione.
Per tutto il tempo di un tramonto: nelle orecchie il Requiem di Mozart.