lunedì 17 dicembre 2007

PROUST DELLA PRATERIA


Mancava ancora mezz'ora all'arrivo dell'autobus che mi avrebbe dovuto riportare in citta' attraverso la prateria ormai buia.
Avevo deciso di aspettare alla fermata appena fuori dalla piccola citta' gia' deserta nonostante fossero appena le cinque del pomeriggio.
Fermata d'autobus ,tra la neve,cow boys, giacche di pelliccia, caffe' bollente e qualche Marilyn Monroe con gli occhi sbarrati a guardare i fiocchi cadere.Il nordamerica era a portata di mano, ma la mia fermata d'autobus era solo un negozio di ricambi di automobili il cui proprietario sempre troppo occupato a giocare al suo computer a stento alzava gli occhi quando la porta si apriva...ma almeno il caldo era soffocante e una pila di vecchie riviste vicino alla finestra faceva compagnia in attesa che dal buio della curva, oltre gli abeti, comparissero le luci variopinte dell'autobus di linea.
Quella sera invece era un sabato e nonostante il biglietto mi fosse costato il dieci per cento in piu' perche' viaggiavo nel week end destinato al riposo (come Bibbia comanda e con il cielo non si scherza qui ) la fermata era chiusa.Un irritante foglietto sulla porta diceva:spiacenti,il week end il negozio e' chiuso...sottintendendo probabilmente : peccatore!perche' osi viaggiare quando il padre eterno si riposo'? sii punito, e resta nella neve e nel freddo ad aspettare.
ma il padre eterno non si riposo' la domenica? e il sabato allora che c'entra?
Un po' preoccupato per l'assenza di altri sventurati viaggiatori, con lo strisciante dubbio che non ci fosse addirittura la corsa per lo stesso motivo, decisi di camminare tutto intorno al paesello,tanto per non ghiacciarmi del tutto.
Dopo poche vie l'illuminazione si faceva piu' rada e la neve intorno cominciava a sembrare piu' bianca.
A un tratto, quasi all'improvviso ,una pagina di Proust.
In uno dei punti piu' belli della Recherche Marcel si trova in Normandia e vede in un campo una massa di meli in fiore.La spuma leggera che copre i rami viene smossa dal vento a tratti e una polvere bianca di petali fluttua intorno.
Sullo sfondo nero della prateria, senza una luce a dargli profondita',come un telo oscuro a fondale di un palcoscenico ; le quinte formate da alberi alti, coperti da quella stessa spuma leggera e sottile dei meli di Proust.
Qualche folata di vento ne faceva cadere una polvere sottile,scintillante.
Sull'asfalto oscuro ,ma di un nero meno intenso,meno profondo,correva come un velo sottile,strappato, agitato,diviso e ricomposto;come il fumo bianco e leggero ,mai troppo denso e pronto ad aprirsi al minimo movimento del mantello di un attore che su un palcoscenico attraversa la solita palude in attesa della comparsa del solito fantasma, il vento leggero giocava con la polvere di neve.
Un senso di teatralita' semplice, ma di una leggerezza da lasciare senza fiato.
Il silenzio rotto solo dai miei passi sulla neve,troppo rozzi,troppo rumorosi.
Un mondo di fate e di teatro che basta il passaggio di una macchina a far scomparire e una giornata di nebbia nell'inverno nordico a far comparire di nuovo